
Ai sensi dei Regolamenti CE del cosiddetto “Pacchetto Igiene” e in particolare dei Regg. (CE) nn. 178/02, 852/04 e 882/04 e agli effetti della vigilanza igienica, sono ammesse due qualità di ghiaccio: “alimentare” e “NON alimentare”.
Il ghiaccio alimentare è quello preparato con acqua giudicata potabile dall’Ufficiale Sanitario e che alla fusione si riduce in acqua egualmente potabile.
Il ghiaccio che non risponde a suddette condizioni viene compreso sotto la denominazione di ghiaccio “NON alimentare” o ghiaccio “NON commestibile“.
Tuttavia, è stato riscontrato che spesso bar, discoteche, ristoranti ed operatori del settore turistico-ricettivo in generale producano ghiaccio che nel 90% dei casi non rientra nella definizione di ghiaccio alimentare come sopra descritto.
L’uso lecito di tale ghiaccio è consentito solo se esso viene utilizzato per raffreddare cibi o bevande, ma senza che questo venga mai a contatto diretto con gli stessi.
E’ infatti del tutto vietato e dunque illecito, in quanto potenzialmente pericoloso per la salute, l’utilizzo di tale ghiaccio non alimentare attraverso il contatto diretto di alimenti per la sua conservazione (ad esempio per il pesce) o per la preparazione di bevande alcoliche o analcoliche.
Spesso si sottovaluta il fatto che nelle bevande il ghiaccio venga direttamente ingerito e, nel caso in cui si tratti di ghiaccio non commestibile, tutti i rischi collegati alla sua impurità vengono trasferiti direttamente nel consumatore.
Di fatto si è potuto riscontrare che l’uso del ghiaccio non alimentare non derivi da circostanze fraudolente, ma piuttosto da una non corretta informazione in merito.
Ad esempio non basta semplicemente considerare la potabilità dell’acqua in ingresso del macchinario per la produzione del ghiaccio. Dalle analisi prodotte si riscontra che, sebbene l’acqua in entrata sia potabile, il ghiaccio una volta fuso e ritornato in forma liquida non è più potabile divenendo di fatto illegale e non salubre. Ciò è certamente dovuto ad una errata manutenzione del macchinario che non viene sottoposto alle procedure conformi, come pulizia, manutenzione generica, sostituzione dei filtri e più in generale la corretta applicazione del manuale HACCP e della prassi di conservazione e somministrazione degli alimenti.